domenica 6 marzo 2011

In ascolto del vangelo: sulla sabbia o sulla roccia?



Ascoltando il vangelo della 9° domenica del Tempo Ordinario (Mt 7,21-27), Ferdinando Armellini rievoca le parole di Giovanni Crisostomo:
«Qui sulla terra siamo come in un teatro: entrano gli attori con il volto coperto da una maschera e recitano la loro parte. Una sembra un medico e non sa curare nessuno, è solo vestito da medico; un altro sembra un saggio perché porta i capelli e la barba come i filosofi; il terzo pare un soldato perché si atteggia a soldato... La maschera inganna. Ma quando giunge la sera, lo spettacolo finisce e tutti vanno a casa; le maschere vengono tolte, l'inganno è finito, la verità si afferma. Un giorno questo accadrà».
Si tratta di un invito a vivere senza maschere, a staccarci da tutto ciò che parla di apparenza, effimero, abitudine... Dice il Crisostomo che ad un certo punto arriva la sera! Di fronte al giudizio finale di Dio la nostra verità verrà alla luce e noi ci troveremo di fronte alla verità di noi stessi e quel giorno tutto apparirà veramente per ciò che è...
Molti diranno: «Signore, Signore, ho profetato nel tuo nome; ho scacciato demoni; ho compiuto prodigi nel tuo nome» e si sentiranno rispondere «non ti conosco»... perché? Perché «non hanno fatto la volontà del Padre».

Cesare Cremonini canta di un pagliaccio che sta alla porta del circo (per questo si definisce "il guardiano del paradiso" che fa entrare nel circo solo i bambini che sono stati buoni) e si sente padrone dell'universo perché decide chi entra e chi non entra... poi, dice il pagliaccio, «a sera mi sciolgo il trucco e scopro che sono un pagliaccio anche sotto». La sera il pagliaccio esce dal suo ruolo e si trova solo, di fronte allo specchio e a se stesso e si chiede: «cosa ho costruito?». E non vuole, non riesce a pensare alla verità di sé: perché sotto il trucco c'è ancora un pagliaccio! La verità lo spaventa enormemente...

Come nelle parole del Crisostomo, la sera mette in luce la verità. Ma questa volta non si tratta più del giudizio di Dio alla sera della vita, ma di quel "giudizio immanente" che la vita ogni tanto si incarica di riservarci: la solitudine, i momenti in cui le cose perdono di senso, una malattia, la morte di una persona cara, un fallimento... tutti i momenti in cui i trucchi si sciolgono e siamo chiamati a collocarci davanti alla verità.
Nella vita ogni tanto ci sono tempeste così forti che suonano come un giudizio, nel senso che fanno un discrimine tra ciò che tiene e ciò che non tiene, ciò che hai fondato sulla sabbia e ciò che hai fondato sulla roccia. E di fronte a queste tempeste, che prima o poi capitano nella vita di ciascuno, il vangelo dice che l'uomo saggio resiste, l'uomo stolto crolla.
Ma chi è il saggio?
Chi ascolta le parole di Gesù e le mette in pratica!

Allora il segreto dello stare in piedi non è dato tanto da un ascoltare, ma da un fare!
Il vangelo non ci sta parlando di un attivismo esasperato, della buona azione ad ogni costo o, peggio, della buona azione per salvarmi l'anima!
Il vangelo ci parla di quel fare che è ascolto fattivo della Parola di Dio, ascolto che mette in moto l'esistenza secondo criteri di verità e di bene; quell'ascolto che toglie le maschere non solo alla sera della vita o nelle sere dolorose della vita, ma le toglie sempre! L'ascolto di colui che ricostruisce la propria strada a partire dalla Parola di questo vangelo che ascoltiamo; di colui che fa dei criteri di questo vangelo i criteri per le scelte di ogni giorno...

«Risvegliami, Signore, dal mio torpore,
e guidami sulla via della vita!».

1 commento:

  1. una riflessione sublime per una come me assetata della parola di dio . grazie a voi veri sacerdoti del signore sche gia qui sulla terra ci fate gustare le delizie del cielo.

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