martedì 3 maggio 2011

La coerenza non è un virtù cristiana [3]. La fedeltà sì!

È un bel po' che abbiamo lasciato in disparte la conclusione della riflessione sulla coerenza. Il tempo post pasquale ci ha dato il tempo e la grazia (speriamo!... in tutti i sensi) per concludere questo discorso sospeso e svelare chi può ambire a coprire lo spazio lasciato vuoto dalla coerenza.

Dunque la povera coerenza si ritrova un po' umiliata ed offesa. L'abbiamo accusata di essere "rigida", di non lasciare scampo ad alcuno, di favorire un uso narcisista dei valori, e di costringere le persone – nel lungo periodo – a rinunciare uno dopo l'altro ai valori più alti perché "inarrivabili".

Alla povera coerenza non resta che occuparsi dell'intelletto? Forse sì, se un cristiano vuole essere e rimanere tale. Ma allora? Come fare a verificare se io o gli altri cerchiamo di non tradire i valori che professiamo??
Se la coerenza è troppo rigida o, meglio, induce ad un rapporto statico con i valori e le virtù, ciò che serve è qualcosa che aiuti a smuoversi e sciogliersi un po'. Ciò che ci serve è: la fedeltà.
Sì, in effetti tutti possiamo essere affascinati da un valore che però... viviamo solo in minima parte. Se ci "misuriamo", risultiamo incoerenti! Chiedi ad un francescano se è povero come san Francesco o come la beata Teresa di Calcutta: ti risponderà di no... ma anche che non intende abbandonare la via della povertà. Non intende smettere di imparare ad essere più povero. Chiedi ad un ateo se non ama la razionalità: in genere sì e molto. Chiedigli se sempre ed in ogni circostanza riesce ad essere lucido e freddamente razionale. Probabilmente ammetterà che se – per assurdo – praticando il suo sport preferito, il free climbing, gli scivolasse una mano dopo una presa maldestra... prima – come minimo – invoca: «Mamma, aiuto!», poi impara a stare più attento. Ma non perché in una situazione di maggiore stress ha fatto una specie di pseudo-preghiera... l'ateo diventa meno razionale o ama di meno questa sua prospettiva per leggere e interpretare la realtà. Resta fedele ai suoi principi, anche se non li incarna sempre alla perfezione. [Esempio banale che non vuole affatto supporre che il credente non ami la ragione... anzi!].
La fedeltà è quella vera virtù che ti permette di 'sposarti' con i valori e le virtù che scegli per la tua vita. Se in essi riconosci la verità, e vuoi cercare di viverla... allora li abbracci. Sai già che non li saprai vivere alla perfezione fin da subito. E con tutta probabilità non riuscirai mai ad essere perfetto nel vero senso della parola. Ma ciò non toglie che tu voglia provarci.
Onestà, rispetto, amicizia... amore... sono valori scelti dalla stragrande maggioranza delle persone. E queste cercano di rimanere fedeli ad essi. Cosa significa? Che certo qualche volta capiterà loro di mancare di rispetto a qualcuno, magari ad una persona a cui vogliono molto bene. Ma non per questo smettono di coltivare un atteggiamento di rispetto verso gli altri perché qualche volta hanno sbagliato! Questa è fedeltà. Se si cade ci si rialza e si riprendere. Con umiltà. Magari non è coerenza, ma fedeltà sì!

Un'amica sposata – terziaria francescana – di recente condivideva la propria esperienza in materia di fedeltà matrimoniale: fedeli si diventa. La fedeltà nel matrimonio non è tanto non tradire il marito con un altro uomo – diceva. Ma imparare ad amare sempre di più l'uomo che ho scelto di sposare, così come è... così come si rivela essere negli anni. Anche nei suoi difetti o negli aspetti che imprevedibilmente emergono nella nostra storia. Ovvero si tratta non solo di non smettere di stagli accanto, ma stargli accanto in modo sempre più vero, autentico, coinvolto.
Insomma la fedeltà si rivela essere una virtù paziente! Tollera... anzi auspica la 'poligamia': è lei che non solo ti permette di sposare altri valori e virtù che ti affascinano, ma ne è la condizione di possibilità. Ti fa scoprire che per amarli davvero... dovrai ricominciare e ricominciare e ricominciare tante volte.
E poi è una virtù dinamica: ti aiuta a "elasticizzare" quel rapporto con i tuoi valori, che con la coerenza morale risultava troppo rigido. Tu puoi sposare un valore che magari non tradisci formalmente (o anche sì!)... ma che in ogni caso non vivi alla perfezione: la fedeltà – con sua sorella la santa pazienza – ti permette di non mandare all'aria il matrimonio con la tua virtù, ma di ricominciare sempre. E rende possibile anche un'altra cosa: non finisci per addomesticare il valore alle tue "possibilità" (o velleità). Il valore/virtù rimane alto come una vetta alpina. Sei tu che, nonostante qualche (piccola!) caduta e qualche presa maldestra, prendi sempre più il gusto della sfida e con determinazione e umiltà punti a giungere là dove osano solo le aquile... o gli angeli!
puntate precedenti [1] [2]

Nessun commento:

Posta un commento