Prima di tutto segnalo questo breve post di Tartarugando, nel quale mi sono imbattuto. Molto più in breve del post precedente lascia trasparire la 'rigidità' della coerenza.
Primo di andare a scovare un'alternativa alla coerenza, siccome non siamo ancora abbastanza convinti, leggiamo nella posologia alla voce: effetti collaterali.
Dicevamo che è coerente chi sceglie un valore e lo vive. La coerenza è una disposizione che permette a una persona di mettersi in relazioni ai valori scelti e proclamati e verificare la propria aderenza ad essi. Il suo problema è quello di essere troppo rigida: mette in rapporto persona e valori in modo troppo statico e puntuale. Come uno specchio: "Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più coerente del reame??".
Un tale interrogativo non potrà mai avere un esito perfettamente positivo. Perché – come si dice – nessuno è perfetto. Ma siccome l'idea sottostante alla coerenza è quella di una presunta perfezione nell'adesione al valore... ecco che emerge l'effetto collaterale della pillola! Dopo una massiccia e continuata assunzione del farmaco, l'assuefazione porta il povero in-coerente a dirsi, più o meno consapevolmente: «Siccome questo valore è troppo impegnativo per essere vissuto appieno, me ne sceglierò uno un po' meno costoso! Così riuscirò a uscire da questa malattia dell'incoerenza... e farò meno fatica: due piccioni con una fava. Vorrà dire che – in fondo – era il valore che era un po' troppo alto. Insomma! che pretese! Non siamo mica SuperMan!!».
E, così facendo, a furia di provarci... e uccidere il SuperMan che è in lui: uno alla volta fa fuori tutti i valori più forti e alti, e non gli rimane altro che... l'in-coerenza. Ovvero il relativismo morale, in cui va bene un po' tutto, perché «... ciò! non siamo mica SuperMan!! (o WonderWoman: a seconda)».
In fondo è soprattutto per questo che la coerenza non è una virtù... e tanto meno una virtù cristiana. Perché non favorisce un rapporto costruttivo con te stesso. Perché ti porta a rinunciare ai valori più belli ed esigenti (detto tra noi – guarda caso! – tutti i valori che il Vangelo e la Chiesa proclamano da 2000 anni). Perché anziché farti crescere, ti costringe a confrontarti con misure sempre più basse e rassicuranti.
PS: Caro lettore, bada bene... Abbi pazienza con il tono un po' provocatorio e scherzoso. In realtà l'argomento e l'argomentare vuole essere convinto e serio. E per questo aperto anche ad eventuali osservazioni e critiche.
Una sola precisazione: qui non si intende la coerenza come criterio intellettuale (da salvaguardare), ma come valore morale-spirituale... inerente ai comportamenti. Se all'uomo è tutt'altro che impossibile la coerenza intellettuale (che richiede comunque un po' di fatica e tanta onestà), gli è poi troppo arduo trasportare nei comportamenti la 'pulizia' del suo ragionare. In fondo – come mi diceva ieri un penitente – «è nella fragilità della mia volontà che sento più forte il bisogno di redenzione».
Un tale interrogativo non potrà mai avere un esito perfettamente positivo. Perché – come si dice – nessuno è perfetto. Ma siccome l'idea sottostante alla coerenza è quella di una presunta perfezione nell'adesione al valore... ecco che emerge l'effetto collaterale della pillola! Dopo una massiccia e continuata assunzione del farmaco, l'assuefazione porta il povero in-coerente a dirsi, più o meno consapevolmente: «Siccome questo valore è troppo impegnativo per essere vissuto appieno, me ne sceglierò uno un po' meno costoso! Così riuscirò a uscire da questa malattia dell'incoerenza... e farò meno fatica: due piccioni con una fava. Vorrà dire che – in fondo – era il valore che era un po' troppo alto. Insomma! che pretese! Non siamo mica SuperMan!!».
E, così facendo, a furia di provarci... e uccidere il SuperMan che è in lui: uno alla volta fa fuori tutti i valori più forti e alti, e non gli rimane altro che... l'in-coerenza. Ovvero il relativismo morale, in cui va bene un po' tutto, perché «... ciò! non siamo mica SuperMan!! (o WonderWoman: a seconda)».
In fondo è soprattutto per questo che la coerenza non è una virtù... e tanto meno una virtù cristiana. Perché non favorisce un rapporto costruttivo con te stesso. Perché ti porta a rinunciare ai valori più belli ed esigenti (detto tra noi – guarda caso! – tutti i valori che il Vangelo e la Chiesa proclamano da 2000 anni). Perché anziché farti crescere, ti costringe a confrontarti con misure sempre più basse e rassicuranti.
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Una sola precisazione: qui non si intende la coerenza come criterio intellettuale (da salvaguardare), ma come valore morale-spirituale... inerente ai comportamenti. Se all'uomo è tutt'altro che impossibile la coerenza intellettuale (che richiede comunque un po' di fatica e tanta onestà), gli è poi troppo arduo trasportare nei comportamenti la 'pulizia' del suo ragionare. In fondo – come mi diceva ieri un penitente – «è nella fragilità della mia volontà che sento più forte il bisogno di redenzione».
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