Insomma che cosa sta accadendo al di là del Mediterraneo? Ieri i media parlavano di tre milioni di manifestanti solo nelle due grandi metropoli egiziane: Il Cairo (due milioni) e Alessandria (un milione). Se qualcuno è stato ad una GMG, per esempio a Roma nel 2000: lì c'era più di un milione di giovani. Bene: ora moltiplica per tre. È impressionante! E forse lo diventa ancora di più se pensiamo che ad oggi si stima in 79 milioni di abitanti la popolazione egiziana: almeno 4 persone ogni cento sono in piazza. Quello che sta avvenendo è difficile che passi senza portare effettivi cambiamenti.
I vescovi cattolici dell'Africa settentrionale - riferisce qui AsiaNews - hanno dichiarato che queste manifestazioni sono «una rivendicazione di libertà e dignità», che emerge «soprattutto da parte delle giovani generazioni della nostra regione e si traduce in una volontà che tutti siano riconosciuti come cittadini e come cittadini responsabili». I vescovi sono consapevoli che in queste manifestazioni musulmani e cristiani sono fianco a fianco per una richiesta profondamente "laica". Questo d'altra parte lascia stupiti gli osservatori internazionali, a poco più di un mese dall'attentato anti-cristiano di Alessandria.

A muoversi per le strade è il popolo. E teniamo presente che un paese come l'Egitto è demograficamente molto diverso dal nostro (vedi qui). L'Italia è, prevalentemente, un paese di vecchi. Mentre da noi l'età media è di 50 anni, nei paesi del Maghreb è di 27 anni! E anche se da noi la disoccupazione giovanile si avvicina al 30%, in quelle aree supera il 70%. Le ultime generazioni di egiziani poi sono molto più scolarizzate che in passato. Questo lì rende più esigenti nei confronti della classe politica e più sensibili alle istanze culturali.
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