sabato 26 novembre 2011

Cristo entra nella nostra storia!


Questo è ciò di cui si fa memoria nell’Avvento... Ad-ventus significa "venuta", l’ingresso di Dio nella storia. Ecco la grande novità del Nuovo Testamento! Nella grande storia di Dio con il suo popolo, egli chiama, libera, attira, conduce; con Gesù VIENE!

Va convertita la nostra idea di Dio, secondo cui siamo noi a decidere i tempi e i momenti del nostro incontro... Dio è invece colui che ti viene incontro, decidendo modi e tempi. A noi non più il fare o l'investigate, ma l'accogliere e l'attendere. L’Avvento è il tempo che ci aiuta a compiere questa conversione...

Dice Isaia: “perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi… Siamo diventati da tempo gente su cui non comandi più… Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti”. La Bibbia ci insegna ad alimentare il desiderio dell'incontro!

Dio VIENE: in greco il verbo “venire” (erchomai) soffre di un'ambiguità temporale, potendo essere tradotto sempre o con il presente o con il futuro. Non si sa mai, dunque, se la venuta di Cristo è attesa per il presente o per il futuro... In Gv 6,14, dopo il prodigio dei pani, la gente dice: «Questi è davvero il profeta che viene/verrà nel mondo!». Il "profeta" è già venuto o sta ancora venendo? È un presente con sfumature di futuro: il profeta è lui, ma noi attendiamo qualcosa di più grande ancora... il prodigio dei pani è un segno che Gesù è il profeta che viene, ma Gesù dovrà venire in maniera molto più decisiva e risolutiva.

Il profeta è venuto ma c’è ancora bisogno di attenderlo nella sua manifestazione decisiva (che, nel tessuto narrativo del vangelo, sarà la croce e la risurrezione). L’uso di questa caratteristica linguistica mette così l’accento sull’attesa e non sulla successione cronologica. È un profeta che deve venire, la storia lo desidera...c’è come un risucchio dal basso che diventa complementare al piano di Dio... la storia che chiama Dio e Dio che viene nella storia.

Anche noi ci troviamo nella stessa situazione di quei discepoli spettatori del prodigio dei pani sul lago di Tiberiade: tra una venuta che è già compiuta e una venuta che ancora attendiamo. Anche noi nel “già e non ancora” di Cristo. Così l'Avvento ci colloca tra due venute di Cristo: la 1° nell’umiltà dell’incarnazione, la 2° nella potenza del giudizio. L'una e l'altra vanno viste insieme: quel bambino fragile venuto all'inizio del tempo nuovo è anche una parola potente e decisiva sulla storia; il Figlio dell'Uomo che verrà alla fine del tempo è anche il calore, l'accoglienza e la povertà del presepe ("quello che avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me").

"...è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno" (Rm 13,11-13).

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