mercoledì 21 marzo 2012

SSS: Lui è la mia dolce metà… ma anche no!

Dal simpaticissimo blog di Costanza Miriano - Sposati e sii sottomessa (titolo agghiacciante[?!] identico a quello del suo libro... ma contenuto d.o.c.) - riportiamo il post di un... frate! Per giovani (e non) fidanzati.


Lui è la mia dolce metà… ma anche no!
di fr. Filippo Maria
Non so se vi è mai capitato di vedere appeso al collo di alcuni adolescenti (ma anche di persone un po’ più grandicelle) la metà di un cuoricino (tenero!). Quando mi capita di vederli non perdo occasione di chiedere, facendo la faccia da ebete (in realtà non è che debba sforzarmi più di tanto): “Ma guarda: ti si è rotta la medaglietta che porti al collo… ce n’è solo un pezzo!”. Per poi sentirmi dire con una certa aria di simpatica commiserazione: “Ma no, padre, l’altra metà è appesa al collo del mio ragazzo… la mia dolce metà!”.

Qui trovate l'itero post... ma se volete la versione bignami, ecco uno dei passaggi più importanti:

Ebbene, lasciate che lo dica: a me questa storia della metà (dolce o amara che sia) non convince affatto!
Provo a spiegare: la differenza sessuale è indubbiamente il marchio del Creatore che ha fatto l’uomo a Sua immagine e somiglianza: “Maschio e femmina li creò”; in questa alterità non si può non intravvedere in embrione la rivelazione della stessa dinamica trinitaria di persone in relazione (avete mai notato che il libro della Genesi dice: “Facciamo (plurale) l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”?); se da questa connaturale somiglianza col Creatore si deduce che l’alterità sessuale ci configura strutturalmente come esseri per la relazione, bene; ma credo che sia un’aberrazione considerare maschio e femmina due parti di un’unità. Essi non sono due metà di un tutto, non possono essere dichiarati complementari in questo senso; ognuno è interamente uomo ma secondo due modalità irriducibili: maschile e femminile. Del resto, a ben vedere e volendo essere onesti fino in fondo, dire: “Lui/lei è la mia dolce metà” non significa pronunciare una delle più grandi affermazioni egocentriche della storia, in cui l’altro è pensato e concepito come un prolungamento narcisistico di se stessi? Non significa dire all’altro “ti amo per quello che mi dai” (nel nostro caso l’altro mi dà l’unità della mia persona senza la quale la mia stessa esistenza sarebbe compromessa), piuttosto che dirgli “ti amo per quello che sei”? Inoltre: “i due saranno una carne sola”… una carne sola, sì, ma non una sola persona; queste (le persone) sono e rimarranno sempre due! Come spigheremmo altrimenti il detto evangelico di Gesù secondo il quale in paradiso non ci saranno né mogli né mariti ma saremo come angeli del cielo?

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